giovedì 3 dicembre 2015

L'impresa di Daniele e Simona
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Camminando, diceva Italo Calvino, a ogni passo cambiamo il mondo e qualcosa cambia anche in noi. Daniele Carletti e Simona Pergola, romani, 29 e 36 anni, da più di un anno, quotidianamente, questo pensiero lo mettono in pratica, passeggiando in punta di pedale. Dai sette colli capitolini ai sette passi più alti del mondo, in giro con la bicicletta, per un viaggio da oltre 100mila chilometri in più di 50 Paesi.
Stiamo seguendo e raccontando il loro viaggio fin dall’inizio (era l’estate del 2014, partenza dai Fori Imperiali). Tra un fuso orario e un cambio gomme, siamo tornati a contattarli.


Daniele, Simona, partiamo dalla cronaca… in Parlamento c’è una proposta di modifica al Codice della Strada che riguarda le biciclette. Si parla di bollo e targa anche per le due ruote a pedali…

“L’unica targa che siamo disposti a portare è quella dove c’è scritto “No oil”. Né benzina, né gasolio: il nostro mezzo di trasporto non usa carburante”.

Ci aggiornate sulle ultime tappe del viaggio?

“Attualmente ci troviamo in Laos, dopo aver percorso più di 4mila chilometri in Cina, dove abbiamo scalato il terzo passo del nostro progetto, il Tro La Pass. Sono stati giorni davvero tosti a causa delle tempistiche dettate dal visto. Ci siamo trovati a pedalare per 18 giorni consecutivi tra le impervie montagne del Tibet cinese”.

Lì, lontani, con le vostri bici, cosa vi arriva di tutto quello che ci sta circondando. C’è tensione, paura a muoversi, a viaggiare. E voi siete lì, a immergervi nel mondo. Un messaggio positivo in tempi piuttosto complicati Ci raccontate?

“Gli attentati a Parigi ci hanno sconvolti, ci ha sconvolto scoprire la vulnerabilità del mondo dal quale veniamo. Un mondo che da sempre consideriamo “sicuro”. Già perché il mondo dal quale veniamo e quello in cui viviamo non sono la stessa cosa. Il mondo che viviamo cambia continuamente ogni giorno, cambia alla velocità del nostro pedalare. Qui gli orrori si perdono nei sorrisi, nell’allegria delle nuove generazioni. Viaggiare in bicicletta, coprire ogni centimetro di questo pianeta alla velocità delle nostre gambe, ci permette di avere una reale consapevolezza delle distanze”.

Pedalate per un’impresa, per diffondere la cultura della bicicletta e la mobilità sostenibile, per finanziare, con una raccolta fondi, la diffusione di questo mezzo nei Paesi poveri. E poi? Qual è il vostro messaggio?

“La bicicletta ti espone completamente all'esterno. Non c’è lamiera che ti separa, non c’è modo di isolarsi dalle paure, dalle difficoltà. Si è completamente esposti. Eppure dopo quasi 20mila chilometri e 16 mesi siamo ancora qui. Quello che si impara è che il  mondo è un posto davvero complesso. Ed allora impari che ci vuole pazienza e un’apertura mentale più ampia di quanto si possa immaginare”.

A proposito di temperature, a Parigi è in corso la conferenza mondiale sul clima

“E’ un tema davvero complesso, come complesso è il mondo. Fatto di tante realtà, in alcune delle quali ha senso parlare di riduzione delle emissioni, di azioni per combattere il cambiamento climatico, ed altre dove le necessità reali del singolo individuo cancellano completamente il significato della parola inquinamento.
In Italia, il benessere generale dovrebbe andare di pari passo con una politica ecologica più stringente. Ci sono le risorse economiche, le esigenze personali sono decisamente meno vitali, quindi non abbiamo scuse”.

A Roma, intanto, la mobilità quotidiana è fatta di smog, strade congestionate, autisti dei bus aggrediti e non pagati, inefficienze del trasporto pubblico

“Nella nostra città ci vorrebbe un maggiore senso civico da parte dei cittadini e una maggiore presenza delle istituzioni. Un esempio lampante di città funzionante per noi è stata Hong Kong. Una città a misura di pedone. Come in tutte le città con presenza di automobili, il traffico di superficie è congestionato. Ma la rete metropolitana ed i passaggi pedonali permettono di muoversi in completa libertà in totale efficienza. Certo, bisogna avere la voglia di camminare. E’ una città dal ritmo frenetico, stressante anche stando fermi...eppure si ha tempo. Di andare a piedi, aspettare l’autobus, prendere la metropolitana. E per tempo non parliamo di ore, ma magari minuti. Quanti a Roma hanno voglia di camminare 20 minuti? Quanti a Roma hanno voglia di pedalare 10 minuti? Dopo quello  che abbiamo visto  fino ad oggi non reggono più le scuse del “non prendo la bicicletta perché pedalare è troppo pericoloso..”, abbiamo visto bambini andare in bicicletta su direttrici al pari della Nomentana. Non vale più la scusa del “non vado a piedi perché è troppo lontano”, abbiamo visto bambini camminare per 7 chilometri tra le montagne per andare a scuola. Davvero non esistono più scuse. Come per il clima, anche per la situazione a Roma c’è bisogno di un cambiamento radicale, senza mezzi termini, sia da parte delle istituzioni che dei cittadini”.

Per saperne di più sul viaggio di Daniele e Simona, becycling.net

Simone Colonna
  
  
  
 

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